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lunedì 22 aprile 2013

Amici e vicini di casa su Facebook: Guido era felice, un suicidio strano

Milano, 23 aprile 2013 - Che cos'è che spinge due ragazzi trentenni, già padri di due figli piccoli a suicidarsi insieme, in un modo così terribile anche per chi resta e senza aver mai dato prima alcun segnale di sofferenza? La disperazione di non avere un lavoro e di non avere affetti, lasciano scritto in una lettera. Quel senso di smarrimento e di fallimento che ti coglie quando ad un primo bilancio della vita hai storie sentimentali fallite e un lavoro che non c’è. (Almeno in uno dei due casi). Questa, almeno, è la spiegazione di Fabio Bernini e Guido Francesco Schiatti, entrambi di 33 anni. Amici d’infanzia, inseparabili se non per il lavoro che, a tratti, li aveva allontanati, perché Schiatti era andato a vivere a Londra. La loro vita la raccontano i social network, i vicini di casa e gli am

Gli stessi che ieri pomeriggio dicevano, increduli, «non capiremo mai il perché», «la crisi non c’entra Schiatti non aveva certo problemi economici e non lo avevamo mai visto così felice come negli ultimi tempi». I fatti però, fino a quando non ci sarà il risultato dell’autopsia, raccontano di un duplice suicidio, con un sacco in testa collegato al gas. Guido Francesco Schiatti aveva un figlio di cinque anni e una compagna lasciata qualche anno fa. Era ingegnere manager alla Generel Electrics, lavorava a Londra e viveva a Fulham, Chelsea, uno dei quartieri più ricchi della città. Tornava a Milano quasi ogni fine settimana, nella casa di piazza Tommaseo, zona Pagano.
L’ultimo post su facebook risale al giovedì scorso. Aveva cambiato la sua immagine sul profilo. Ascoltava i Beatles e Vinicio Capossela, era appassionatissimo di calcio e di arti marziali. «Nulla, davvero nulla - giurano gli amici che ieri pomeriggio sostevano davanti al palazzo borghese di piazza Tommaseo - poteva nemmeno vagamente far pensare che Guido stesse attraversando un momento difficile». Accanto al corpo di Schiatti, steso sul letto vicino, c’era quello dell’amico di sempre Fabio Bernini. Fabio aveva un figlio di due anni e, stando alla lettera scritta proprio da lui, la disperazione del fallimento per non aver saputo costruire nulla. Si era separato da poco, era tornato a vivere con i genitori, a Cornaredo, in via Fratelli Cervi, dove era cresciuto con due fratelli e dove tutti lo conoscevano. Anche la sua ex compagna vive a Cornaredo, i rapporti con lei, però, negli ultimi mesi non erano affatto buoni. Fabio negli ultimi otto mesi aveva lavorato come agente di commercio in un’azienda che vende attrezzature per officine. Scrive sul suo profilo. «Sono da sempre appassionato del mondo automobilistico e di ciò che lo circonda, mi documento costantemente leggendo riviste specializzate e manifestazioni del settore oltre aver seguito corsi di guida sicura». Qualche mese fa aveva perso anche quel lavoro e i rapporti con la ex compagna si erano definitivamente raffreddati.

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