Milano, 23 aprile 2013 - Che cos'è che spinge due ragazzi trentenni, già padri di due figli piccoli a suicidarsi insieme, in un modo così terribile anche per chi resta e senza aver mai dato prima alcun segnale di sofferenza? La disperazione di non avere un lavoro e di non avere affetti,
lasciano scritto in una lettera. Quel senso di smarrimento e di
fallimento che ti coglie quando ad un primo bilancio della vita hai
storie sentimentali fallite e un lavoro che non c’è. (Almeno in uno dei
due casi). Questa, almeno, è la spiegazione di Fabio Bernini e Guido Francesco Schiatti, entrambi di 33 anni. Amici d’infanzia, inseparabili se non per il lavoro che, a tratti, li aveva allontanati, perché Schiatti era andato a vivere a Londra. La loro vita la raccontano i social network, i vicini di casa e gli am
Gli stessi che ieri pomeriggio dicevano, increduli, «non capiremo mai il perché», «la crisi non c’entra Schiatti non aveva certo problemi economici e non lo avevamo mai visto così felice come negli ultimi tempi».
I fatti però, fino a quando non ci sarà il risultato dell’autopsia,
raccontano di un duplice suicidio, con un sacco in testa collegato al
gas. Guido Francesco Schiatti aveva un figlio di cinque anni e una
compagna lasciata qualche anno fa. Era ingegnere manager alla
Generel Electrics, lavorava a Londra e viveva a Fulham, Chelsea, uno dei
quartieri più ricchi della città. Tornava a Milano quasi ogni fine settimana, nella casa di piazza Tommaseo, zona Pagano.
L’ultimo post su facebook risale al giovedì scorso. Aveva cambiato la
sua immagine sul profilo. Ascoltava i Beatles e Vinicio Capossela, era
appassionatissimo di calcio e di arti marziali. «Nulla, davvero nulla -
giurano gli amici che ieri pomeriggio sostevano davanti al palazzo
borghese di piazza Tommaseo - poteva nemmeno vagamente far pensare che
Guido stesse attraversando un momento difficile». Accanto al corpo di
Schiatti, steso sul letto vicino, c’era quello dell’amico di sempre
Fabio Bernini. Fabio aveva un figlio di due anni e, stando alla lettera
scritta proprio da lui, la disperazione del fallimento per non aver
saputo costruire nulla. Si era separato da poco, era tornato a vivere
con i genitori, a Cornaredo, in via Fratelli Cervi, dove era cresciuto
con due fratelli e dove tutti lo conoscevano. Anche la sua ex compagna
vive a Cornaredo, i rapporti con lei, però, negli ultimi mesi non erano
affatto buoni. Fabio negli ultimi otto mesi aveva lavorato come agente
di commercio in un’azienda che vende attrezzature per officine. Scrive
sul suo profilo. «Sono da sempre appassionato del mondo automobilistico e
di ciò che lo circonda, mi documento costantemente leggendo riviste
specializzate e manifestazioni del settore oltre aver seguito corsi di
guida sicura». Qualche mese fa aveva perso anche quel lavoro e i rapporti con la ex compagna si erano definitivamente raffreddati.
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