Il vialone, fra l'ospedale San Carlo e lo stadio San Siro. La palazzina,
su due piani. I corridoi larghi. Le aule che si affacciano su via San
Giusto e all'interno il giardino, con lo spazio per correre e anche per
l'orto. La libreria rossa, gli armadietti colorati. Il silenzio nelle
classi e il vociare nei corridoi. E poi laboratori, palestra,
biblioteca, sala teatro, aula musica, informatica. Eccola la scuola
elementare San Giusto, l'unica comunale, aperta nel 2004, destinata a
passare alla gestione statale dal 2014.
LA SCUOLA - Duecentoquaranta
allievi. Tre maestri per classe, tutti di ruolo. Tempo pieno. Indirizzo
sportivo-musicale. Lista d'attesa per entrare (c'è il sorteggio
). Era
stata una scommessa per l'amministrazione del sindaco Gabriele
Albertini, decisa a farne una scuola modello. È un'esperienza da
concludere, per la giunta arancione del sindaco Giuliano Pisapia.
Valutati costi, organizzazione e risorse impegnate, i due assessori
all'Educazione - prima Maria Grazia Guida, poi l'ex preside Francesco
Cappelli - sono giunti alla stessa conclusione. Non chiude ma deve
cambiare. Per la spesa, un milione e mezzo di euro all'anno. E non
soltanto. «La scuola pubblica offra pari opportunità a tutti».
IL PASSAGGIO ALLO STATO - La
comunicazione arriva a settembre e da allora un fronte di genitori e
maestre danno battaglia. Presidi davanti Palazzo Marino, striscioni a
scuola, lettere di protesta. Venerdì sono anche saliti sul tetto, per
difendere la loro scuola: «Un'eccellenza. Passarla allo Stato è come
chiuderla». E lo scontro è anche politico. Con l'opposizione che accusa:
«Un sindaco di sinistra pronto a iniziare i tagli dalla scuola». Lunedì
il caso è in consiglio comunale, con la maggioranza divisa. Intanto la
scuola di via San Giusto è sotto la lente. La studia da settimane, dal
suo insediamento a gennaio, l'assessore Cappelli. Per lui è un «unicum
irriproducibile. Uscite queste maestre non potremmo assumerne altre,
finirebbe comunque». Ma non sceglie l'espressione «eccellenza»,
l'assessore. E non lo fa nemmeno la preside, Elena Turconi. «Non siamo
né la Rinascita, né la Rinnovata Pizzigoni. Ma è una scuola che funziona
bene, con insegnanti motivate e unite e genitori molto presenti».
LA FORMAZIONE - Alla San Giusto
si fanno più ore di motoria e di musica, quattro e tre. E poi. «Abbiamo
due maestre per classe, più gli specialisti. E offriamo ore opzionali,
due volte alla settimana: al posto dell'intervallo, i bambini possono
fare basket, chitarra, ginnastica, pianoforte». Secondo la preside la
formula vincente sta anche in quel gruppo così coeso di maestre.
«Arrivano dalle scuole dell'infanzia e utilizzano un metodo più da
materna, con il bambino sempre al centro. E adesso che i primi alunni
hanno finito le medie sappiamo che funziona».
Le maestre di San
Giusto. «Tutte di ruolo, tre per classe. Nessuna scuola ha queste
risorse», ha ripetuto l'assessore Cappelli. E ha sottolineato anche che
la scuola «ha solo il 7% di bambini con cognome straniero, nelle altre
elementari di zona San Siro sono il 33%». Cosa succederà se la scuola
passerà allo Stato? «Le maestre torneranno nelle materne, perché è il
servizio che vogliamo potenziare. Gli specialisti affiancheranno i
maestri statali, così non si perderà l'esperienza costruita in questi
anni». E il Comune potrà ridurre la sua spesa. Un alunno costa seimila
euro l'anno, se il conto è dello Stato all'amministrazione restano le
spese per sede e riscaldamento: 400 euro, contro seimila.
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