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domenica 5 maggio 2013

Comune, tagli e nuove tariffe. «Nessun tabù»

Un disavanzo di 437 milioni di euro. È questa la differenza tra entrate e uscite del Comune per il 2013, una cifra che impone da subito all'amministrazione di risparmiare il più possibile, ma che in una seconda fase renderà probabilmente necessario, per garantire i servizi, anche un ritocco delle tariffe, nel rispetto del principio di equità che chi più ha, più paga. Ma nulla «è escluso» sulla strada del pareggio di bilancio. Compresa la revisione dei contratti di servizio. «Non ci sono tabù». Anche se è chiaro che «i numeri si devono sempre incrociare con gli obiettivi politici». E, per capirci, se il trasporto pubblico è considerato dalla giunta Pisapia «un punto di forza», soprattutto con Area C, difficilmente si potrà pensare di tagliare proprio sull'Atm.


L'assessore al Bilancio, Francesca Balzani, ha quantificato le spese «scoperte» dell'amministrazione stando alle previsioni per il 2013 e il risultato (i famosi 437 milioni di cui sopra) è un importo «significativo, ma non diverso dagli anni scorsi». Eppure, la situazione rispetto al passato è radicalmente diversa. La realtà è da brivido perché i trasferimenti statali dal 2010 sono calati di quasi 250 milioni, cui si aggiungono quest'anno 130 milioni per l'inasprimento del patto di Stabilità. Una manovra che pesa sulle casse milanesi per oltre 350 milioni.

Ma, soprattutto, stavolta «non c'è un piano B legato a vendite dell'ultimo minuto», sottolinea l'assessore. «Non arriverà la cavalleria ( leggi entrate straordinarie, ndr) a far quadrare i conti». La legge di Stabilità, infatti, impedisce di utilizzare le plusvalenze delle dismissioni, i dividendi e gli oneri di urbanizzazione per coprire la spesa corrente, che negli ultimi anni a Milano si è attestata sui 2,5 miliardi di euro. «Sono strumenti fuori uso - spiega il neoassessore - e questo ci impone di ripensare la spesa, riconsiderare come e quanto si spende. Occorre avviare una discussione forte sulle priorità e, di sicuro, bisognerà fare rinunce importanti». La posta in gioco è il bilancio dell'anno zero di Palazzo Marino, il documento principe di ogni amministrazione per la prima volta senza la stampella delle entrate straordinarie.

Il lavoro è partito e i tempi sono stretti. A metà maggio l'assessore intende portare la proposta di delibera in giunta, per arrivare al dibattito in consiglio all'inizio di giugno. Domani cominceranno i confronti con i capigruppo. «I numeri sono molto molto molto difficili», non nasconde la Balzani. Ma l'obiettivo è arrivare a un bilancio di previsione per il 2013 che «si regga sulle sue gambe»: «Un'operazione che costerà fatica ma che ci metterà in una condizione di sicurezza per il futuro».

La Balzani predilige gli obiettivi di merito e richiama i colleghi assessori alla responsabilità, spera nella partecipazione di tutti i consiglieri. Per lei, il bilancio di previsione «è un cantiere aperto», che potrà procedere e chiudere con soddisfazione solo grazie al gioco di squadra. «Ciascuno è chiamato a fare la sua parte». Quali le priorità «irrinunciabili»? Si vedrà strada facendo, intanto la partenza sono i numeri. Che impongono una nuova visione che consenta di garantire - anzi aumentare - i servizi, «di intercettare meglio i bisogni dei cittadini», ma anche di sapere accantonare ciò che non è urgente e necessario per poter concentrare gli sforzi sui progetti prioritari. La ricetta per colmare il disavanzo in fondo potrebbe essere semplice: «Niente personalismi, niente istinti di conservazione della spesa storica». «Le forze oggi sono tutte concentrate sulla riduzione della spesa - assicura la Balzani - non stiamo studiando una manovra fiscale».

Per l'opposizione però il rosso è tutta colpa di Pisapia. «Di chi è colpa della voragine di bilancio? Di Topo Gigio o Casper? No. È di Pisapia che gestisce male le risorse», attacca il capogruppo della Lega, Alessandro Morelli. In realtà, anche se con grande eleganza, l'assessore fa capire che forse sarebbe stato meglio cominciare prima, molto prima, a fare bilanci autosufficienti. Ora il dado è tratto: non arriverà la cavalleria, ma di sicuro arriveranno i tagli. E più ci si avvicinerà con il contenimento delle spese alla cifra di 437 milioni di euro, minore sarà il peso sulle spalle dei milanesi.

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