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giovedì 9 maggio 2013

Pisapia: «Una vergogna il saluto romano in un'aula di Palazzo Marino»

«È una vergogna», «uno sfregio alla città», è «inamissibile e inaccettabile»: non usa mezzi termini il sindaco di Milano Giuliano Pisapia per condannare il saluto romano alzatosi mercoledì in un aula di Palazzo Marino, sede del Comune, durante una seduta della Commissione sul Piano rom. Per questo, ricordando anche la Medaglia d'oro per la Resistenza conquistata dal capoluogo lombardo, Pisapia è stato netto: «Il sindaco ha l'obbligo di rappresentare quanto successo alla magistratura». «È una vergogna che nella casa dei milanesi si debba vedere ancora il saluto romano»
, ha affermato il sindaco, a margine del ricordo delle vittime del terrorismo, a proposito del gesto fatto da Gabriele Leccisi (fondatore del Circolo culturale Domenico Leccisi, dedicato a suo padre, l'ex parlamentare Msi che trafugò la salma di Benito Mussolini). L'episodio del saluto romano in Comune, con il video che è stato girato, sarà valutato dalla magistratura.
APOLOGIA DEL FASCISMO - Pisapia ha inoltre ricordato che il fatto di ieri «avviene dopo la commemorazione di Sergio Ramelli», un giovane del Fronte della Gioventù ucciso il 29 aprile 1975, che però «è stata una manifestazione nazifascista che Milano non può subire». Per questo, in vista del prossimo anno, «bisognerà vegliare perchè accanto al necessario ricordo di una vittima di una tragedia, non ci sia chi strumentalizzi quell'episodio triste e tragico per inneggiare a fascismo e nazismo».
IL CENTRODESTRA - L'ex vicesindaco De Corato, esponente di Fratelli d'Italia sulla bagarre di mercoledì ha dichiarato: «Pisapia appare un po’ strabico: lancia strali contro il saluto romano e non guarda alla causa di quanto accaduto, sopratutto fa finta di non vedere i 6 milioni di euro che il Comune regalerà ai rom abusivi. Se non fosse stato per l’opposizione di questo regalino ai rom non se ne sarebbe parlato e la polemica è un meschino tentativo per non far emergere questa elargizione di soldi dello Stato destinati ai nomadi».

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