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sabato 4 maggio 2013

Federica non è morta per il tatuaggio «La causa: una sepsi meningococcica»

MILANO - La morte di Federica Iammatteo sarebbe del tutto indipendente dal disegno che si era fatta tatuare due giorni prima sulla spalla destra. Secondo il risultato dell'autopsia, non ancora reso ufficiale, a ucciderla sarebbe stata una sepsi meningococcica.
CHOC IRREVERSIBILE - «Come la storia clinica ed il drammatico esito ci avevano suggerito, ad uccidere Federica sembra proprio sia stata una sepsi meningococcica - spiega Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all'Università degli Studi di Milano e direttore della Terza Divisione di Malattie Infettive all'ospedale Luigi Sacco
-. Un evento molto raro in cui un’infezione da Neisseria meningitidis, il meningococco, appunto, invade l’organismo e causa uno choc, in molti casi irreversibile, prima ancora di manifestarsi come meningite. Di fatto nessuna infezione batterica è in grado di avere un decorso altrettanto fulminante in una persona giovane e sana». La sepsi meningococcica è una delle evenienze più drammatiche che un medico si possa trovare ad affrontare, per il senso di impotenza, frustrazione e dolore che la accompagnano.
IL BATTERIO - «Il dover spiegare a genitori disperati l’inspiegabile, e cioè che ancora oggi un’infezione ti può portar via un figlio sano in poche ore, nell’impotenza pressoché assoluta della medicina, è un'esperienza che ti segna professionalmente e umanamente, difficile da reggere anche se tanto rara da essermi capitata non più di due volte nei 35 anni di professione come infettivologo - aggiunge Galli -. Le ragioni per cui alcune persone soltanto vengano colpite da questa infezione non sono chiare. Il meningococco infatti è un batterio comune, "albergato" nella gola di circa il 10% della popolazione e "trasportato" da una persona all’altra, con una elevata probabilità per ciascuno di noi di esserne portatore una o più volte nel corso della vita». Il "trasporto" del meningococco - spiega l'infettivologo - è un fenomeno dipendente dall’età, con tassi rapidamente crescenti a partire dall’adolescenza e picco nei giovani adulti. Si ritiene che persone geneticamente predisposte, con il concorso di fattori favorenti ambientali (comunità chiuse, sovraffollamento) e climatici (da noi le meningiti meningococciche sono più frequenti in inverno e in primavera) possano sviluppare un’infezione meningococcica invasiva, che causa di regola una meningite e molto più raramente una sepsi fulminante.
EVENTI RARI - Rispetto al gran numero di portatori, un’infezione invasiva da meningococco è comunque un evento eccezionale. In Italia l’incidenza delle meningiti è minore rispetto al resto d’Europa: circa 200-300 casi all'anno, pari a 3-5 casi per milione di abitanti. La maggior parte delle segnalazioni proviene dalle Regioni del Nord. Almeno 2/3 sono casi isolati, ma dal 2001 al 2007 si sono registrati 48 volte almeno 2 casi in trenta giorni nel raggio di 50 km. Non si sono comunque osservate vere epidemie, come invece accade in Africa, nella cosiddetta "fascia della meningite", che corrisponde alla fascia arida a sud del Sahara. La letalità delle infezioni meningococciche invasive in Italia è del 14% circa, come negli altri Paesi occidentali e comunque molto inferiore a quella registrata nei Paesi poveri, dove i morti si sono contati a migliaia. La letalità è condizionata dalla tempestività della terapia, anche se in alcuni casi l’andamento dell’infezione nel caso di sepsi non lascia il tempo per interventi efficaci. Come nel caso di Federica.
VACCINO - Come difendersi? «Le persone che sono state a contatto con un caso accertato devono sottoporsi a profilassi con antibiotici, ma le speranze di eliminare in futuro il meningococco risiedono nel vaccino - conclude Galli -. Vi sono tuttavia importanti ostacoli da superare. Di Neisseria meningitidis sono noti 13 sierogruppi, cinque dei quali sono responsabili della quasi totalità delle infezioni invasive nell’uomo. Per quattro di questi esiste un vaccino efficace. Non così per il quinto, il sierogruppo B, che è responsabile della maggioranza delle infezioni invasive in Italia e in Europa. La produzione di un vaccino per il sierogruppo B è ostacolata dalla presenza nella capsula di questo ceppo di un polisaccaride molto simile a quelli delle glicoproteine delle nostre cellule nervose. Per anni questo ha impedito l’ottenimento di un risultato positivo. Per giungere a un vaccino efficace che non causi pericolose reazioni contro le nostre stesse cellule, i ricercatori si sono di necessità dovuti orientare a formulare vaccini che immunizzino verso altre parti del meningococco. Due diversi vaccini progettati con questi criteri sono attualmente in avanzata fase di sperimentazione e uno è in attesa di approvazione. Nella speranza che in un futuro prossimo non si debba più spiegare a dei genitori disperati l’inspiegabile».

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