Un disavanzo di 437 milioni di euro. È questa la differenza tra entrate e
uscite del Comune per il 2013, una cifra che impone da subito
all'amministrazione di risparmiare il più possibile, ma che in una
seconda fase renderà probabilmente necessario, per garantire i servizi,
anche un ritocco delle tariffe, nel rispetto del principio di equità che
chi più ha, più paga. Ma nulla «è escluso» sulla strada del pareggio di
bilancio. Compresa la revisione dei contratti di servizio. «Non ci sono
tabù». Anche se è chiaro che «i numeri si devono sempre incrociare con
gli obiettivi politici». E, per capirci, se il trasporto pubblico è
considerato dalla giunta Pisapia «un punto di forza», soprattutto con
Area C, difficilmente si potrà pensare di tagliare proprio sull'Atm.
L'assessore al Bilancio, Francesca Balzani,
ha quantificato le spese «scoperte» dell'amministrazione stando alle
previsioni per il 2013 e il risultato (i famosi 437 milioni di cui
sopra) è un importo «significativo, ma non diverso dagli anni scorsi».
Eppure, la situazione rispetto al passato è radicalmente diversa. La
realtà è da brivido perché i trasferimenti statali dal 2010 sono calati
di quasi 250 milioni, cui si aggiungono quest'anno 130 milioni per
l'inasprimento del patto di Stabilità. Una manovra che pesa sulle casse
milanesi per oltre 350 milioni.
Ma, soprattutto, stavolta «non c'è un piano B legato
a vendite dell'ultimo minuto», sottolinea l'assessore. «Non arriverà la
cavalleria ( leggi entrate straordinarie, ndr) a far quadrare i conti».
La legge di Stabilità, infatti, impedisce di utilizzare le plusvalenze
delle dismissioni, i dividendi e gli oneri di urbanizzazione per coprire
la spesa corrente, che negli ultimi anni a Milano si è attestata sui
2,5 miliardi di euro. «Sono strumenti fuori uso - spiega il neoassessore
- e questo ci impone di ripensare la spesa, riconsiderare come e quanto
si spende. Occorre avviare una discussione forte sulle priorità e, di
sicuro, bisognerà fare rinunce importanti». La posta in gioco è il
bilancio dell'anno zero di Palazzo Marino, il documento principe di ogni
amministrazione per la prima volta senza la stampella delle entrate
straordinarie.
Il lavoro è partito e i tempi sono stretti.
A metà maggio l'assessore intende portare la proposta di delibera in
giunta, per arrivare al dibattito in consiglio all'inizio di giugno.
Domani cominceranno i confronti con i capigruppo. «I numeri sono molto
molto molto difficili», non nasconde la Balzani. Ma l'obiettivo è
arrivare a un bilancio di previsione per il 2013 che «si regga sulle sue
gambe»: «Un'operazione che costerà fatica ma che ci metterà in una
condizione di sicurezza per il futuro».
La Balzani predilige gli obiettivi di merito
e richiama i colleghi assessori alla responsabilità, spera nella
partecipazione di tutti i consiglieri. Per lei, il bilancio di
previsione «è un cantiere aperto», che potrà procedere e chiudere con
soddisfazione solo grazie al gioco di squadra. «Ciascuno è chiamato a
fare la sua parte». Quali le priorità «irrinunciabili»? Si vedrà strada
facendo, intanto la partenza sono i numeri. Che impongono una nuova
visione che consenta di garantire - anzi aumentare - i servizi, «di
intercettare meglio i bisogni dei cittadini», ma anche di sapere
accantonare ciò che non è urgente e necessario per poter concentrare gli
sforzi sui progetti prioritari. La ricetta per colmare il disavanzo in
fondo potrebbe essere semplice: «Niente personalismi, niente istinti di
conservazione della spesa storica». «Le forze oggi sono tutte
concentrate sulla riduzione della spesa - assicura la Balzani - non
stiamo studiando una manovra fiscale».
Per l'opposizione però il rosso è tutta colpa di Pisapia.
«Di chi è colpa della voragine di bilancio? Di Topo Gigio o Casper? No.
È di Pisapia che gestisce male le risorse», attacca il capogruppo della
Lega, Alessandro Morelli. In realtà, anche se con grande eleganza,
l'assessore fa capire che forse sarebbe stato meglio cominciare prima,
molto prima, a fare bilanci autosufficienti. Ora il dado è tratto: non
arriverà la cavalleria, ma di sicuro arriveranno i tagli. E più ci si
avvicinerà con il contenimento delle spese alla cifra di 437 milioni di
euro, minore sarà il peso sulle spalle dei milanesi.
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