Il lungo ping pong tra i partiti della
strana maggioranza. Il braccio di ferro sul numero complessivo delle
poltrone da riempire e su quello da assegnare a ciascuna lista.
Il rischio di impantanarsi nella palude
delle richieste impossibili da soddisfare. E con esso il timore di non
avere una squadra definita nei tempi utili, dettati dalla scadenza non
procrastinabile di martedì, giorno in cui è prevista la convocazione
delle Commissioni parlamentari.
Alla fine di una giornata di riunioni, Enrico Letta e Angelino Alfano
decidono di dettare una improvvisa accelerazione e chiudere subito, con
un Consiglio dei ministri convocato a sorpresa in tarda serata, la
partita dei sottosegretari. Una sorta di blitz che spiazza i tanti
esponenti in fila per un posto di sottogoverno. E porta l'esecutivo a
ufficializzare la lista attorno alle undici di sera, dopo una lunga
attesa.
La scelta finale è per una squadra piuttosto leggera, con quaranta
rappresentanti dell'esecutivo nel complesso, di cui dieci viceministri e
trenta sottosegretari (nel governo Monti erano 28). Si parte con un
nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il senatore del Pd,
Giovanni Legnini. Al ministero dell'Interno, i vice di Angelino Alfano
sono il «saggio» Filippo Bubbico come viceministro; il procuratore della
Repubblica di Alba, Domenico Manzione e il deputato Pd, Giampiero
Bocci. Il ministero degli Esteri fa il pieno di viceministri con Marta
Dassù, che già rivestiva questo ruolo nel governo Monti; Bruno Archi,
già consigliere diplomatico di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi e Lapo
Pistelli, responsabile esteri del Pd. La squadra è completata dal
sottosegretario Mario Giro, esponente della Comunità di Sant'Egidio, in
quota Scelta Civica.
A Via XX Settembre ad affiancare Fabrizio Saccomanni ci saranno
Stefano Fassina e Pierpaolo Baretta per il Pd e Luigi Casero e Alberto
Giorgetti per il Pdl. I ruoli di sottogoverno al ministero dell'Economia
sono stati equamente ripartiti tra i due principali partiti di
maggioranza, con Fassina e Casero come vice ministri. Allo Sviluppo
Economico vanno, invece due viceministri: Antonio Catricalà, già
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Monti e Carlo
Calenda, esponente di Italia Futura in quota Scelta Civica. Due i
sottosegretari: Claudio De Vincenti, già in quel ruolo col governo
Monti, e Simona Vicari del Pdl. Al Welfare toccherà a Cecilia Guerra
come viceministro e a Jole Santelli e Carlo Dell'Aringa come
sottosegretari. Alla Giustizia i prescelti sono Giuseppe Beretta (Pd) e
il magistrato Cosimo Ferri. Alla Difesa, invece, approdano Roberta
Pinotti per il Pd e Gioacchino Alfano per il Pdl.
Sul fronte delle Infrastrutture, accanto a Maurizio Lupi, ci saranno
il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (per il quale si aprirà quindi la
partita delle possibili dimissioni) come viceministro delle
infrastrutture ed Erasmo De Angelis e Rocco Girlanda come
sottosegretari. All'Agricoltura, nel ministero guidato da Nunzia De
Girolamo, siederanno Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione. Ai
Rapporti con il Parlamento andrà Sabrina De Camillis del Pdl; Walter
Ferrazza agli Affari Regionali e Autonomie; Micaela Biancofiore sarà
alle Pari Opportunità. E poi il ritorno di un veterano come Gianfranco
Miccichè alla Pubblica Amministrazione e Semplificazione. All'Ambiente
Marco Flavio Cirillo. All'Istruzione Gabriele Toccafondi, Marco Rossi
Doria e Gianluca Galletti. Ai Beni Culturali Simonetta Giordani e Ilaria
Borletti Buitoni. E, infine, alla Salute, Paolo Fadda.
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