Il fattore B si è preso le sue rivincite con
Mourihno (nel tondo), già retrocesso dagli spagnoli a Semispecial
One. Immaginate come piangeranno le vedove lasciate in Italia.
Il fattore B farà andare di traverso agli
inglesi la finale di Wembley: Londra invasa dai tedeschi. Immaginate
come finirebbe il sigaro di Winston
Churchill. «Noi difenderemo la
nostra isola a qualunque costo» disse nel discorso del 1940 al
Parlamento inglese. Stavolta è una resa. E, chissà, magari Churchill
l'avrebbe prevista. «Gli italiani perdono le guerre come se fossero
partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre» dice
una delle citazioni celebri. Sul pallone non ci vedeva male, già allora.
Oggi potremmo aggiungere che i tedeschi vincono le battaglie e
perdono le guerre. Fors'anche nel pallone. Bayern e Borussia vanno in
finale di Champions, ma l'occhio di tutti corre alla disfatta spagnola.
Conta più il 7-0 subito dal Barcellona (4-0+ 3-0) che il 7-0 rifilato
dal Bayern al Barcellona. «La sconfitta più dolorosa in Europa»,
scrivono in Spagna. Vale più la debacle professionale di Mourinho alla
guida del Real che la nuovelle vague calcistica del Borussia: secondo
Alex Ferguson la squadra che gioca il miglior calcio d'Europa. Sarà
anche vero, ma ha salvato la pelle all'ultimo secondo contro il Malaga e
avrà da ringraziare nei secoli l'incapacità difensiva del Real. Meglio
andarci piano, anche se i tedeschi hanno già scelto: i sondaggi
televisivi votano la preferenza ad un successo del Borussia. Pur
prevedendo più chances per il Bayern. Non c'è rispetto per una grande
squadra che, negli ultimi quattro anni, ha conquistato tre finali. Per
ora perdendone due.
Ecco, appunto: il fattore B si è preso le sue belle rivincite su The
semispecial One. L'anno del triplete, Mourinho volò sul suo tappeto
Bspecial: battute Barcellona e Bayern, tra semifinale e finale giocata
al Bernabeu. Ma poi tutto si è rivoltato: affondato in tre semifinali di
fila da Barcellona, Bayern e Borussia. C'è da farsi venire la
depressione. Mou sarà ricordato come Leo Beenhakker, l'olandesone
piacione degli anni '80 che arrivò tre volte in semifinale uscendo
contro Bayern, Psv e Milan. In effetti Mou non ha più una bella faccia
e, soprattutto, non è più gradito dal tifo che lo ha atteso a Madrid,
facendo segno di andarsene con mani protese. Nella caccia al prossimo i
sondaggi con i tifosi, via web, puntano su Jupp Heynckes, dopo di lui
Klopp, il tecnico del Borussia, Ancelotti terzo e staccato.
L'interessato cioè Heynckes, che con il Real ha già vinto una coppa dei
campioni, ha già fatto sapere di non essere interessato: «Il 9 maggio
compirò 68 anni, ho vissuto 50 anni nel calcio: è sufficiente». Con il
Bayern, Heynckes potrebbe essere il terzo allenatore a vincere la coppa
campioni con due squadre di nazione diversa. Gli altri sono Ernst Happel
(Feyenoord e Amburgo) e Mourinho (Porto e Inter).
Il calcio spagnolo non potrà rubare segreti al calcio tedesco, ma
dovrà ristrutturare le squadre regine. Guardiola ha visto lungo e
abbandonato in tempo la compagnia. Quello contro il Bayern è stato un
ripiegarsi della torre dorata, costruita dal tecnico. Il segnale di una
fine. Tutto partì giusto quattro anni fa, il 2 maggio 2009, con un 6-2
rifilato al Real nel mitico Bernabeu. Erano in squadra Henry, Ya Ya
Tourè e Eto'o. Oggi ci sono Sanchez, Fabregas e Villa: fa differenza.
Sono rimasti otto giocatori di quel Barcellona a cui si è aggiunto
Messi: niente male. Peccato che il Barça senza la Pulce sia apparsa una
squadra dimezzata. In quel Real ne sono sopravvissuti solo due, ma lo
snobbato Robben d'allora oggi imperversa con il Bayern. L'improvvisa
panchina di Messi se ne sta racchiusa nell' alone di mistero che ha
inseguito il pallone d'oro dopo l'infortunio contro Il Psg.
Ma se
qualcuno vorrà ascoltare il vecchio Heynckes, forse troverà più
facilmente la strada della riscossa. L'anno passato il Bayern è passato
dalla più crudele delle delusioni: sconfitto in finale, nel suo stadio,
dal Chelsea. Quest'anno ci riprova. «Noi, il giorno dopo la delusione di
Monaco, abbiamo ricominciato a pianificare. E fin dal primo giorno di
allenamento ho visto nei giocatori facce differenti». Il Bayern non
vince la Champions da 12 anni. Eppure è rimasto grande.
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